Nati negli anni 80′-90′, vivendo al cospetto del “Signor Tempo“, senza aver accesso a quasi nessuna tecnologia attuale, cresciuti sbucciandoci le ginocchia giocando a pallone nei cortili e nei campi, sudando a qualsiasi temperatura climatica, in estate e in inverno, indossando i nostri abitini “migliori” per il gioco, rovinandoli e stracciandoli, tanto poi dopo li avrebbe sapientemente riparati la mamma o la nonna con la macchina da cucire, e li avremmo potuti riutilizzare un altro anno ancora. Avevamo comitive composte da amichetti del piano di sopra e dai cuginetti, ci riunivamo a caso nelle stanzette di qualcuno di loro per provare l’ultimo gioco da tavolo che Babbo Natale o la Befana ci avevano regalato, ma solo se fossimo stati davvero buoni. Le nostre merende erano molto semplici ed anche se non ce ne accorgevamo, c’era sempre un adulto in lontananza dal balcone che controllava che stessimo bene, che tutti i bambini del cortile o del quartiere stessero bene, nessun escluso. Ci sentivamo protetti, al sicuro, e sapevamo sempre chi chiamare qualora avessimo avuto bisogno di qualcosa. A sera, tornavamo a casa per lavarci e per cenare, sempre alla stessa ora, salutandoci e dandoci appuntamento al giorno successivo, dopo i compiti ed i soliti cartoni animati. Abbiamo vissuto l’alba dei telefonini e dei computer di casa, provato le prime emozioni dal mondo attraverso l’Internet analogico, con i suoi inconfondibili suoni; l’innovazione del “mondo virtuale” che ancora ricordiamo, ma che non immaginavamo minimamente avrebbe preso in futuro gran parte delle nostre vite.
Ora siamo cresciuti, tanti di noi hanno lasciato le case dell’infanzia, viviamo in altre città, lavoriamo o educhiamo a nostra volta altri bambini che un giorno saranno gli adulti del domani.
La nostra adolescenza, sebben lontana, provoca sì una gran nostalgia, ma altresì il ricordo del fatto che eravamo ragazzini “felici” di ciò che avevano, oggi con uno sguardo da “adulti”, riconosciamo il più grande dono che avevamo tra le mani… gli attimi. Ci apparivano dilatati, infiniti, e le giornate sembravano di 48 ore.
Dunque cos’è accaduto? Abbiamo provato a capirlo, crediamo che in realtà il “Signor Tempo” non sia mai cambiato, sia soltanto mutata la percezione che si ha di “Lui”. Resoci conto di ciò, attraverso il nostro progetto, cerchiamo di ritrovare le sensazioni e le emozioni presenti attorno a noi, di accorgerci quando c’è bisogno di arrendersi alle cose impossibili, e di rallentare quando il corpo o la mente lo richieda. Uscendo dalla frenesia contemporanea, cedendo il passo alla lentezza della natura, lasciando affiorare i dettagli più reconditi ed apparentemente invisibili, e riportandoli alla luce con i nostri scatti.
Per questo, tutto ciò che mostreremo, sarà il frutto di dovute pause temporali, luoghi e storie come questa, in cui gli attimi avranno ghiacciato ogni dettaglio, altre ancora parleranno attraverso i colori delle stagioni, che semplicemente si alterneranno mese dopo mese, anno dopo anno. Perché crediamo nella necessità di doversi prendere il giusto tempo per dare senso al tempo stesso.
Questo è Bea & Dante’s Adventures, questo siamo noi, eterni fanciulli erranti in un mondo di “grandi”, alla riscoperta dell’importanza del tempo perduto.