La grotta, da tempo immemore, rappresenta un luogo denso di significato per molte culture, antiche o meno; essa è pervasa da mistero ed energia. Si tramanda da sempre il concetto che esse siano state le prime abitazioni per l’essere umano, ancor prima della scoperta del fuoco, usate come rifugio dagli attacchi degli animali selvatici e come riparo dal caldo e dal freddo. Da dimora per il corpo, facendo un lungo salto temporale nelle Ere, la grotta diviene casa per l’anima grazie ai primi eremiti di Fede Cristiana, che in questi posti iniziavano il proprio cammino spirituale, per poi divenire in seguito, luogo di aggregazione per Comunità religiose, tradizione che resiste ancora oggi.
Durante una giornata di pioggia estiva, alla ricerca di riparo come pellegrini di altri tempi, abbiamo riscoperto uno di questi luoghi: il borgo di Sant’Angelo in Grotte in Molise.
L’incontro fortuito sotto le gocce di pioggia con un bambino del paese, ci porta con enorme sorpresa ad iniziare la nostra avventura, che come un moderno Totò Cascio (n.d.r. attore di “Nuovo Cinema Paradiso”) ci accoglie e ci invita a conoscere la propria famiglia e gli altri abitanti di questo luogo, dove lo spirito comunitario e l’ardore continuano ad alimentare i cuori da secoli; veniamo così subito adottati da persone genuine che ci traghettano nell’orgogliosa visita di questo gioiello incastonato tra i monti a 973 metri di altitudine.
Come primo luogo esploriamo la Grotta di San Michele Arcangelo, ipogeo rupestre, dove si racconta abbia dimorato lo stesso Santo, prima di dirigersi verso il Gargano in Puglia. Passando in seguito sotto l’arco del campanile in pietra del sedicesimo secolo, su un cui lato svettano ancora teste di animali con lo scopo di intimorire i passanti, ci si reca in Piazza Colonna, nel centro storico dove visitiamo la chiesa di San Pietro in Vincoli e la sua cripta, che ci ha ammaliato per la sua storia molto particolare. La cripta infatti fu scoperta durante l’ammodernamento della chiesa e custodisce al suo interno affreschi raffiguranti le Sette opere della Misericordia, attribuiti a pittori locali di influenza della scuola senese del quattordicesimo secolo.
Rimane ancora oggi il ricordo di quest’Avventura, la sorpresa e la meraviglia di luoghi così poco conosciuti ma dal grande fascino. L’approdo al borgo ha rappresentato la riscoperta casuale dell’ignoto, subito divenuto casa, una dimora tutelata non solo da chi ci vive oggi, ma anche da chi l’ha custodita nei secoli, che con calore ed affetto, accoglie i moderni pellegrini, così come la grotta nel passato accolse San Michele.
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